I NAZISTI E IL GRAAL

Nei duri anni del Terzo Reich, i gerarchi nazisti furono particolarmente ossessionati dal mito del Santo Graal (der heilige Gral), verso cui era devoto anche lo stesso Adolf Hitler.

Il Graal, altro non era che il calice utilizzato da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena, nonché quello utilizzato da Giuseppe di Arimatea per raccogliere alcune gocce del sangue del Cristo dalla ferita sul costato. La stessa parola “Graal” deriva dalla contrazione del francese “Sang Réel” e cioè “Sangue Reale”.

“Ultima cena”, dipinto di Leonardo da Vinci conservato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Il mito del Santo Graal nasce infatti proprio in Francia, terra che gli ha dato il nome. Venne “creato” dai letterati francesi del XIII secolo, i Trovieri, attraverso i romanzi della Chanson de Geste. I due scrittori che trattarono maggiormente dell’argomento furono Chrétien de Troyes e Robert de Boron, autori dei poemi “Percival”, “Lancillotto” e “Giuseppe di Arimatea”.

I loro scritti si rifanno alla leggenda francese secondo cui la Maddalena e Giuseppe di Arimatea si rifugiarono in Provenza portando con loro il Santo Graal per scampare alle persecuzioni contro i cristiani cominciate in Palestina dopo la morte di Gesù Cristo. Mentre la Maddalena e sua sorella Marta si sarebbero fermate in Francia, la leggenda vuole che Giuseppe di Arimatea abbia proseguito il cammino fino in Inghilterra, lasciando il Graal a un certo “Re pescatore” imparentato col Percival, uno dei cavalieri di Re Artù (se sei curioso di conoscere per intero la leggenda, vai alla pagina dedicata a MARIA MADDALENA e a quella dedicata al SANTO GRAAL presenti all’interno del blog del sito di grammatica e cultura francese Francesefacile.altervista.org).

 I Trovieri raccontano che, una volta ritrovato il calice sacro dal cavaliere della Tavola Rotonda chiamato Galahad il Casto, questo sarebbe stato nuovamente disperso e posseduto da altri sovrani nel corso dei secoli. Nell’ VIII secolo era credenza che il Graal fosse conservato dalla famiglia reale dei Merovingi, mentre nel XV uno dei mitici possessori sarebbe stato il re Alfonso V d’Aragona, tra l’altro anche l’ultimo conosciuto. Si pensa che suoi possessori siano stati anche i Càtari e i Cavalieri Templari, entrambi sterminati dai re di Francia a distanza di un secolo gli uni dagli altri (vai alla pagina su LA CROCIATA CONTRO GLI ALBIGESI e L’ORDINE CLUNIACENSE E IL CISTERCENSE per saperne di più, rispettivamente, su chi erano i Càtari e chi erano i Cavalieri Templari). Dopo Alfonso d’Aragona, tuttavia, nessuno è in grado di dire ai giorni nostri che fine abbia fatto questa leggendaria reliquia, e neppure se sia mai veramente esistita.

“Sir Galahad”, dipinto di Arthur Hughes del XIX secolo.

Su questo argomento, scrisse anche l’esponente del Minnesang Wolfram von Eschenbach tra il XII e il XIII secolo, soprattutto nei suoi poemi “Parzival” e “Titurel”. Furono principalmente gli scritti di quest’ultimo autore a influenzare la ricerca del calice da parte dei nazisti, che vedevano il ritrovamento del calice sacro come un loro assoluto dovere.

La leggenda voleva infatti che solamente i puri di cuore e i più meritevoli potessero giungere a ritrovare la reliquia, e il Graal avrebbe ricompensato i suoi possessori concedendo loro numerose grazie. Quindi, se davvero i tedeschi erano la razza migliore di tutte, come sostenevano i nazisti, solamente loro avrebbero potuto trovarlo, se davvero esisteva, e il Graal avrebbe concesso grazie e benedizioni al Terzo Reich fino alla fine dell’eternità.

Uno dei presunti Sacri Graal, conservato nella cattedrale di Valencia. Immagine di pubblico dominio.

Il Graal sarebbe divenuto un mezzo per giustificare l’egemonia tedesca nel resto del mondo, ma il suo ritrovamento rappresentava anche una sorta di “vendetta”, poiché una delle teorie naziste era che Gesù Cristo fosse non ebreo ma di razza ariana, quindi ritrovare il calice del suo sangue sarebbe stato un modo per vendicare il suo assassinio da parte degli ebrei.

Uno di coloro che fu maggiormente accanito nella ricerca del Sacro Graal fu Heinrich Himmler, braccio destro di Hitler e capo delle SS. Lo stesso Hitler, però, ne era affascinato, così come fin da ragazzo era sempre stato affascinato dalla magia e dall’esoterismo.

Il colonnello Otto Rahn, che era anche uno storico, oltre che un ufficiale delle SS, fu incaricato personalmente di trovare la reliquia, ma non riuscì mai nell’intento. Fu trovato morto in circostanze misteriose (forse suicida) nel 1939.

Otto Rahn.

Un racconto vuole che un amico di Hitler, il ricco industriale Albert Pietzsch, saputo di questa sua ossessione, gli fabbricò un calice finto spacciandolo per vero. Questo venne poi gettato nel lago Chiemsee, in Baviera, recuperato alla fine del Novecento e rivenduto a una collezionista privata nel 2001.

Ancora oggi, il Graal non è mai stato ritrovato. Si pensa, tuttavia, che potrebbe trovarsi in Spagna, o a Valencia o in Catalogna.

TORNA ALLA PAGINA SUL NAZISMO