RE ENZO

Enzo di Hohenstaufen o Enzo di Svevia (1220 – 1272) era figlio illegittimo dell’imperatore Federico II di Svevia e della sua amante Adelaide di Urslingen, figlia del duca di Spoleto Corrado di Urslingen già conte di Assisi [1].

Re Enzo di Sardegna.

Si pensa che il luogo della sua nascita possa essere stato Cremona, dove risiedeva sua madre, ma le fonti non sono certe.

Portava lo stesso nome del fratellastro, e cioè Enrico (Heinrich), nato nel 1211 dalla seconda moglie di Federico, l’imperatrice Costanza d’Aragona. Per distinguerlo dal fratello, gli venne dato il soprannome “Heinz” che in italiano divenne “Enzo”. Di lui si diceva che assomigliasse molto al padre, soprattutto nella sua passione per le donne,  per la poesia e per la caccia al falcone che gli procurò il soprannome di “falconello” o “falconcello”.

Nel 1238 sposò Adelasia di Torres, vedova del re di Gallura Ubaldo Visconti, divenendo così re sia di Torres che di Gallura, in Sardegna, in quanto cognato del giudice (e quindi signore) di Torres Barisone III. Il padre (che, oltre che imperatore del Sacro Romano Impero, era anche re di Sicilia e di Puglia) lo nominò anche re di tutta la Sardegna, fatto che procurò a quest’ultimo la scomunica in quanto Papa Gregorio IX deteneva ufficialmente il potere sull’isola.

Il suo matrimonio venne annullato nel 1246 su richiesta di Adelasia, che accusò Enzo di provato adulterio. Enzo, nominato vicario imperiale da suo padre nel 1239 (e pertanto figura di riferimento della fazione ghibellina), continuò a considerarsi comunque re di Torres, e venne soprannominato da tutti “Re Enzo di Sardegna” o semplicemente “Re Enzo”, nome col quale è passato alla storia (in tedesco: “Enzio von Sardinien”).

Le battaglie a cui prese parte in seguito (Isola del Giglio, assedio di Ravenna, assedio di Faenza, ecc.) nel Nord Italia contro la fazione guelfa e i vari alleati del Papa, procurarono anche a lui la scomunica.

Nel 1248 tentò di avanzare verso Milano, ma venne fermato da Ezzelino da Romano e dal suo esercito. Tornò perciò a Cremona (prima di allora la sua residenza era stata a Sassari, nella Domus domini regis Henthii) dove si sposò con una nipote del podestà di cui non è stato tramandato il nome.

Dopo la battaglia di Fossalta (25 maggio 1249) contro il Comune di Bologna, venne imprigionato fino al 1272 nel Palatium Novum della città, che oggi viene chiamato in suo ricordo “Palazzo di Re Enzo”. La morte sopraggiunse il 14 marzo 1272.

Re Enzo viene imprigionato dopo la sconfitta della battaglia di Fossalta.

Di Re Enzo sono note diverse poesie scritte durante gli anni della prigionia, la più famosa delle quali è:

Va, canzonetta mia,

 e saluta Messere,

 dilli lo mal ch’i’ aggio:

 quelli che m’à ‘n bailìa

 sì distretto mi tene,

 ch’eo viver non por[r]aggio

 salutami Toscana,

 quella che è sovrana,

 in cui regna tutta cortesia;

 e vanne in Puglia piana,

 la magna Capitana,

 là dov’è lo mio core nott’e dia.

Molto famosi sono anche i versi:

Ecco pena dogliosa

che nel cor mi abbonda,

e sparge per li membri

sì che a ciascun ne vien soverchia parte;

Non ho giorno di posa

come nel mare l’onda.

Core, che non ti smembri?

Esci di pena e dal corpo parti,

che assai val meglio un’ora

morir, che ognor pensare.

[1] https://de.wikipedia.org/wiki/Enzio_von_Sardinien.

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