LA PRIMA GUERRA MONDIALE

In questa pagina sono riassunte le vicende più importanti della Prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra (1914-1918), divise anno per anno. Si consiglia a questo proposito di andare anche alla pagina L’ATTENTATO DI SARAJEVO e LA CRISI DI LUGLIO 1914 per conoscere gli antefatti della guerra prima di leggere riguardo agli eventi qui narrati.

Altri dettagli sullo scontro sono reperibili nelle appendici su I “CRUCCHI” e IL BARONE ROSSO.

ANNO 1914

Nel 1914 Italia, Germania e Impero Austro-Ungarico erano coalizzate nella Triplice Alleanza, mentre Francia, Inghilterra (Gran Bretagna o Regno Unito) e Russia nella Triplice Intesa. Entrambe erano alleanze createsi tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900 fra i vari Stati europei per difendersi in caso di attacco.

In seguito all’attentato di Sarajevo (28 giugno 1914) in cui l’erede al trono dell’impero Austro-Ungarico era stato assassinato dai serbi, l’imperatore d’ Austria e re d’Ungheria Francesco Giuseppe I, alleato con l’imperatore tedesco Guglielmo II, decise di dichiarare guerra alla Serbia dopo un mese di trattative fallite per cercare di risolvere la situazione senza entrare in un conflitto di vaste proporzioni (crisi di luglio 1914).

L'attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914. Illustrazione di Achille Beltrame comparsa sulla copertina della Domenica del Corriere dell'anno XVI n. 27, 5-12 luglio 1914.
L’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914. Illustrazione di Achille Beltrame comparsa sulla copertina della Domenica del Corriere dell’anno XVI n. 27, 5-12 luglio 1914.

Dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia, la Russia decise a sua volta di armarsi per difendere quest’ultima che costituiva da sempre un suo Stato alleato o, per meglio dire, “protetto”, in quanto la Russia e la Serbia condividevano la stessa religione, quella ortodossa: lo zar, che all’epoca era Nicola II, era convinto fosse suo dovere proteggere come un “grande padre” tutti i territori affini all’impero russo per religione e/o cultura, per questo, quando la Serbia si sentì minacciata dall’Austria, non tardò a chiedere aiuto allo zar nell’eventuale ipotesi di uno scontro.

In virtù della Triplice Intesa, anche la Francia e la Gran Bretagna dovettero scendere in guerra per difendere l’alleata russa, e questo spinse la Germania, alleata dell’Austria, a dichiarare a sua volta guerra alla Russia (1° agosto 1914). 

Era stata proprio la Germania a consigliare all’ Austria di dichiarare guerra alla Serbia pur rischiando di intaccare i delicati equilibri europei, per poter vincere la guerra e inglobare all’interno dei suoi confini tutti i popoli di lingua e cultura tedesca, completando il processo di unificazione avvenuto nel 1871, quando era stato creato l’Impero tedesco (per saperne di più, vai alla pagina UNIFICAZIONE TEDESCA). Si sospettava tuttavia, da parte dei vari Stati europei, che la Germania non si volesse fermare alla sua unificazione ma volesse creare una dittatura europea.

Insieme alla Triplice Alleanza, si schierarono anche l’Impero Ottomano (Turchia) e la Bulgaria (entrata in guerra nell’ottobre 1915), a causa dei buoni rapporti che questi avevano con la Germania, mentre il Giappone (entrato in guerra il 23 agosto 1914) e la Romania si schierarono con la Triplice Intesa.

Califfo Abdulmecid II, ultimo sovrano dell'impero ottomano dal 1922 al 1924. Foto di Jean Pascal Sébah conservata alla biblioteca del congresso.
Califfo Abdulmecid II, ultimo sovrano dell’impero ottomano dal 1922 al 1924. Foto di Jean Pascal Sébah conservata alla biblioteca del congresso.

Per un anno l’Italia, che pure era alleata di Austria e Germania, si dichiarò neutrale, poiché la decisione presa dall’imperatore tedesco Guglielmo II riguardo all’entrare in guerra a fianco dell’Austria-Ungheria non era conforme alle clausole della Triplice Alleanza, la quale prevedeva di dare sì aiuto ai Paesi alleati, ma solo a scopo difensivo, e non qualora uno di questi avesse attaccato; e poiché l’Austria non stava agendo per difendersi ma per attaccare, l’Italia preferì inizialmente non essere coinvolta, anche se buona parte della popolazione sentiva doveroso partecipare alla guerra (interventisti). Tuttavia, si iniziò a discutere se fosse il caso di scendere in campo a favore dei propri alleati anziché uscire dalla Triplice Alleanza, dal momento che schierarsi con la Francia e il Regno Unito sarebbe stato nettamente più vantaggioso: negli ultimi anni, infatti, dopo che ormai era già stata stipulata la Triplice Alleanza con Austria e Germania, l’Italia aveva iniziato a importare materie prime da Francia e Inghilterra, perciò schierarsi contro di esse avrebbe compromesso fortemente l’economia e la sopravvivenza del Paese. Fu così che l’Italia iniziò una serie di accordi sia con gli Stati alleati che con la Triplice Intesa per capire quale schieramento sarebbe stato maggiormente conveniente per la sua entrata in guerra.

Truppe tedesche in marcia verso il fronte occidentale nell'agosto 1914.
Truppe tedesche in marcia verso il fronte occidentale nell’agosto 1914.

Nel frattempo la Germania, armatasi in fretta, decise di procedere con il piano Schlieffen già stabilito dal 1905 in caso di guerra: invadere il Belgio – Paese neutrale e non coinvolto in nessuna alleanza – per sconfiggere immediatamente le armate francesi prima di trovarsi la guerra su due fronti a causa del coinvolgimento della Russia. Una volta sgominata la Francia, considerata il pericolo minore tra i Paesi della Triplice Intesa, l’esercito tedesco si sarebbe recato sul fronte orientale per combattere la Russia.

Il 2 agosto 1914 Guglielmo II fece inviare un ultimatum al Belgio per informarlo, garantendo la ferma intenzione di non danneggiare il Paese durante l’avanzata delle truppe tedesche verso la Francia. Fu così che il 4 agosto Belgio e Olanda furono completamente invasi dalla truppe tedesche, suscitando l’indignazione della Gran Bretagna che aveva nel Belgio il suo principale centro di attracco sul continente. Oltre a ciò, la Germania non prestò fede alla parola data, e compì numerosi crimini di guerra man mano che procedette lungo il territorio belga. Questi eventi suscitarono l’indignazione di tutta Europa, e si crearono pian piano dei forti risentimenti verso la Germania.

Inaspettatamente, però, la resistenza belga si rivelò molto tenace, e riuscì a bloccare l’avanzata tedesca quel tanto che bastava per dare ai soldati inglesi il tempo sufficiente per sbarcare in Francia e aiutare i propri alleati. Ma dopo alcuni giorni, anche il Belgio dovette arrendersi alla potenza tedesca, la quale riuscì ad arrivare fino al fiume Marna, a 40 chilometri da Parigi.

Trincea russa. Trincea russa. Foto di Eugene Hinterhoff e Marshall Cavendish pubblicata nella Illustrated Encyclopedia of WWI: The Campaign in Armenia, Vol II, p. 503 Marshall Cavendish Corporation, 1984 ISBN 0-86307-181-3.
Trincea russa.
Trincea russa. Foto di Eugene Hinterhoff e Marshall Cavendish pubblicata nella Illustrated Encyclopedia of WWI: The Campaign in Armenia, Vol II, p. 503 Marshall Cavendish Corporation, 1984 ISBN 0-86307-181-3.

Per bloccare l’ulteriore avanzata dell’esercito tedesco, le truppe inglesi e francesi iniziarono a scavare, dalla Manica fino in Svizzera, delle trincee a scopo difensivo, ben protette da mine e filo spinato. Ecco che la guerra si trasformò in una GUERRA DI TRINCEA o GUERRA DI POSIZIONE, cosa che determinò anni di combattimenti in opposizione alle aspettative generali. La tecnologia dell’epoca, infatti, garantiva soprattutto efficienti mezzi di difesa, piuttosto che mezzi di attacco. Il ruolo delle industrie belliche, in questo, fu decisivo, e la necessità di rifornimenti continui all’interno delle trincee permise l’espansione di numerose fabbriche e di importanti marchi nati alla fine dell’Ottocento.

Il meccanismo di attacco principale, invece, consisteva nel far avanzare la fanteria poco prima di appiccare un “fuoco di sbarramento” davanti alla trincea che potesse bloccare qualsiasi manovra nemica. Questa tattica – una delle poche attuabili durante la guerra di posizione – era tuttavia molto pericolosa, e comportava il rischio di numerose vittime. Con questo modus operandi, tra il 5 e il 12 settembre 1914 si combatté la prima battaglia della Marna, che vide francesi e inglesi riuscire a far arretrare l’esercito tedesco, anche se solo di poche miglia.

FANTERIA FRANCESE SULLA MARNA
La fanteria francese pronta a respingere i tedeschi sulla Marna.

Vista la pericolosità della situazione, gli inglesi tentarono di vincere l’esercito di Guglielmo II utilizzando anche un’altra strategia: il blocco navale. La flotta britannica – la più potente d’Europa – decise infatti di bloccare i rifornimenti che arrivavano via mare alla Germania bloccando le navi tedesche con le proprie, in modo da costringere il kaiser ad arrendersi. Invece, i tedeschi riuscirono a eludere la flotta inglese grazie ai loro sommergibili: gli U-Boot o Unterseeboot, che letteralmente significa “battello sottomarino”. In questo modo, non solo i rifornimenti alla Germania non vennero tagliati, ma anzi furono i tedeschi a indebolire la Gran Bretagna bloccando i rifornimenti che arrivavano al Regno Unito dall’America.

Intanto l’Impero tedesco, vista svanire la possibilità di annientare la Francia a causa della formazione delle trincee, dovette adoperarsi nella temuta guerra su due fronti, impegnandosi sia sul fronte orientale che su quello occidentale. A oriente occupò la Polonia, mentre la Russia venne subito fatta indietreggiare con estrema facilità, nonostante potesse contare su un esercito molto più numeroso di quello tedesco. Questo perché la tecnologia russa era molto scarsa, e non abbastanza all’avanguardia per contrastare gli attacchi del nemico. In più, la Russia subì una dura sconfitta anche da parte dell‘Impero Ottomano sul fronte del Caucaso. In breve, l’esercito russo fu costretto alla ritirata.

L’Impero Austro-Ungarico, al contrario, venne respinto dalla Serbia, che inizialmente ebbe la meglio.

Nel frattempo il Giappone, alleato della Triplice Alleanza, occupò tutte le colonie tedesche sull’oceano Pacifico assieme alle flotte dell’Australia e della Nuova Zelanda.

ANNO 1915

Durante l’inverno, non vi furono attacchi decisivi e i soldati continuarono a combattere nelle trincee in condizioni molto disagiate. I soldati francesi venivano infatti chiamati “poilus” (pelosi) poiché non avevano la possibilità di radersi.

Per venire in soccorso della Russia e sbloccare la situazione in Francia, il Regno Unito decise di attaccare l’Impero Ottomano sullo stretto dei Dardanelli, per fare in modo che questo chiedesse aiuto alla Germania spostandola dal fronte occidentale. Questo avrebbe permesso sia alla Russia di avanzare che alla Francia di essere liberata dallo schieramento tedesco. L’impresa, tuttavia, si rivelò un vero fiasco: i turchi, infatti, affondarono la flotta inglese infliggendo al Regno Unito una dura sconfitta.

Non fu però il solo tentativo di sblocco intrapreso dalla Gran Bretagna: la popolazione armena, sottomessa all’Impero Ottomano, venne incitata dalla Triplice Intesa (e soprattutto dall’Inghilterra) a ribellarsi per indebolire la nazione, e questo causò, tra il 1915 e il 1916, il genocidio degli armeni da parte dei Turchi, evento sanguinoso che ancora oggi viene commemorato il 24 aprile. L’anno successivo fu la volta dello Sharif della Mecca – e poi emiro hascemita – al-Husayn ibn ʿAlī Himmat, che venne incitato dagli inglesi a ribellarsi all’Impero Ottomano per fondare uno Stato musulmano proprio, nei territori dell’impero, qualora fosse stata vinta la guerra dal Regno Unito.

I rapporti tra lo Sharif e il governo britannico furono mediati in parte anche dall’agente segreto Thomas Edward Lawrence, chiamato “Lawrence d’Arabia”. A quest’ultimo si deve soprattutto la vittoria del 6 luglio 1917 sul mar Rosso e la spedizione per l’unificazione araba, nonché la presa di Baghdad.

"Lawrence d'Arabia". Dipinto di Augustus John.
“Lawrence d’Arabia”. Dipinto di Augustus John.

Tuttavia, il 16 maggio 1916 gli inglesi, noncuranti dell’accordo stipulato con al-Husayn, decisero di firmare con la Francia l’accordo di Sykes-Picot (o Accordo sull’Asia Minore) che prevedeva la spartizione dell’Impero Ottomano tra le due potenze.

Il 7 maggio 1915 i tedeschi affondarono il transatlantico britannico Lusitania, che trasportava sia cittadini britannici che americani. Questo fatto causò l’estrema indignazione americana, e costrinse l’esercito tedesco a sospendere le ulteriori operazioni sottomarine per non causare una controffensiva statunitense. Queste furono riprese solo nel 1917, dopo la battaglia dello Jutland.

Il 24 maggio, dopo circa un anno di trattative, l’Italia entrò in guerra uscendo dalla Triplice Alleanza e schierandosi con la Triplice Intesa attraverso il patto di Londra del 26 aprile, che garantiva al Paese anche diverse concessioni al termine del conflitto. Ma ogni tentativo di attacco dell’Italia si rivelò sempre inutile, e il suo esercito dovette porsi soprattutto sulla difensiva attraverso una guerra di trincea.

Inoltre la Serbia, dopo l’entrata in guerra della Bulgaria, si vide sconfitta dalla Triplice Alleanza nonostante la resistenza iniziale.

Per la prima volta vennero utilizzate le armi chimiche, sia dall’esercito tedesco che da quello francese. In particolare venne utilizzato il fosgene, e il 29 giugno 1916 l’Italia subì un attacco chimico da parte degli austriaci sul Monte San Michele. A questo attacco ne seguirono altri con l’yprite, e nacquero in questo periodo le prime maschere antigas. Oltre a queste nuove armi, vennero adoperati per la prima volta gli aerei, i dirigibili zeppelin, i lanciafiamme e i carri armati.

Ma il Paese che si rivelò in maggiore difficoltà fu la Russia, tanto che lo zar Nicola II si vide costretto a comandare personalmente l’esercito.

ANNO 1916

Nel 1916 avvenne la più lunga e sanguinosa battaglia di tutta la guerra: la battaglia di Verdun (chiamata dai tedeschi “operazione Gericht”), la quale si consumò dal 21 febbraio al 19 dicembre.

La battaglia ebbe luogo nella cittadina francese della Lorena (Verdun-sur-Meuse), dove l’esercito tedesco si schierò per concentrarvi il maggior numero possibile di soldati francesi per poi bombardarli pesantemente, in modo da indebolire il reggimento nemico. A capo dell’esercito francese vi era il generale Philippe Pétain, che venne poi sostituito dal generale Robert-Georges Nivelle dopo alcune vittorie da parte dei tedeschi. Nonostante le numerose perdite, i francesi riuscirono a resistere all’avanzata dei tedeschi su Parigi.

Il 4 giugno 1916, inoltre, il generale russo Aleksej Brusilov dette il via a quella che venne chiamata “Offensiva Brusilov”, la più grande vittoria della Triplice Intesa durante la Prima Guerra Mondiale. Quest’offensiva, che ebbe fine il 20 giugno, costrinse la Germania e l’Austria a spostare l’esercito da Verdun sul fronte orientale, dando respiro agli eserciti italiano e francese.

Nel frattempo gli italiani, colpevoli di aver rotto l’alleanza con gli Austriaci, subirono la spedizione punitiva (Strafeexpedition) da parte di questi ultimi sull’altipiano di Asiago, ma riuscirono a respingerla e a conquistare Gorizia nell’agosto 1916.

Tra il 31 maggio e il 1° giugno ebbe luogo la battaglia dello Jutland tra la flotta britannica e quella tedesca, che venne ricordata come la più grande battaglia navale della Prima Guerra Mondiale. La battaglia non ebbe un esito decisivo, ma convinse i tedeschi a riprendere le azioni sottomarine.

Flotta britannica della prima guerra mondiale.
Flotta britannica della prima guerra mondiale.

Intanto, il 21 novembre 1916 l’imperatore austroungarico Francesco Giuseppe I, che aveva dichiarato per primo guerra dando inizio al conflitto mondiale, morì, e gli successe Carlo I, un suo lontano nipote della famiglia Asburgo- Lorena – Este (Habsburg-Lothringen-Este).

1917

Giunti al 1917, gli eserciti di tutti gli schieramenti erano completamente stremati: la guerra si era rivelata più lunga del previsto, in condizioni di vita disumane per tutti i soldati, e si arrivò addirittura a episodi di autolesionismo o di ammutinamento da parte dei militari per essere condotti lontano dal fronte.

La prima nazione a cedere fu la Russia, quella più debole dal punto di vista tecnologico: i soldati russi si trovavano a combattere talvolta privi di armi da fuoco e di rifornimenti, e per di più vessati dai loro superiori. Per evitare enormi perdite umane, si rivelò necessario retrocedere dalla guerra, che tuttavia era fortemente voluta dallo zar Nicola II, il quale si era fortemente indebitato con la Francia e doveva per forza vincere lo scontro per saldare il suo debito.

A causa di ciò, e incolpando proprio lo zar delle sconfitte subite, i soldati russi fecero scoppiare numerose rivolte contro la sua persona che nella primavera del 1917 portarono Nicola II ad abdicare.

Lo scontento generale, fomentato anche dalla Germania, permise al partito bolscevico capeggiato da Vladimir Il’ič Ul’janov detto “Lenin” (partito che si opponeva al potere dello zar e della nobiltà russa sugli operai e sui contadini, ridotti a servi della gleba), di prendere il potere facendo uscire la Russia dalla guerra. Dal marzo fino al novembre 1917 scoppiò dunque la “rivoluzione russa” che portò alla sostituzione della monarchia con un governo provvisorio. La sua fase finale fu la “rivoluzione d’ottobre”, con la quale i bolscevichi presero il Palazzo d’Inverno, residenza invernale dello zar (6-7 novembre 1917). Sebbene l’evento accadde di novembre, viene chiamato “rivoluzione d’ottobre” secondo il mese indicato dal calendario giuliano utilizzato in Russia. Lo zar venne poi fucilato il 17 luglio 1918.

Foto di Lenin.
Foto di Lenin.

Nel frattempo, i tedeschi – che avevano aiutato Lenin a tornare in Russia dalla Svizzera per fomentare il popolo russo contro lo zar e convincere l’esercito a ritirarsi dalla guerra – non solo ripresero le operazioni sottomarine per sabotare i rifornimenti che dall’America arrivavano agli inglesi, ma decisero di chiedere aiuto al Messico per meglio bloccare la flotta americana.

Scoperto l’accordo segreto tra Messico e Germania, il presidente americano Thomas Woodrow Wilson dichiarò guerra a quest’ultima (aprile 1917).

Il 14 agosto dello stesso anno anche la Cina si alleò con Stati Uniti e Inghilterra, seguita da molti altri Paesi che erano stati sabotati dalla flotta tedesca. Tutto questo fu decisivo per far volgere la guerra a favore della Triplice Intesa, che ormai non contava più la Russia ma numerose altre nazioni da tutto il mondo.

Nonostante ciò, tra il 24 e il 30 ottobre 1917 l’Italia subì la grave sconfitta di Caporetto, sull’Isonzo, da parte di tedeschi e austriaci, i quali, non dovendo più combattere sul fronte orientale dopo lo scoppio della rivoluzione russa, avevano potuto spostarsi sul fronte italiano. A Roma venne deciso di sostituire perciò il generale Luigi Cadorna con Armando Diaz e venne istituito un governo di solidarietà nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. L’esercito italiano, costretto a ritirarsi dopo la sconfitta, riuscì tuttavia a bloccare l’avanzata austriaca sul Piave, tra Veneto e Trentino (13-26 novembre 1917).

1918

L’ 8 gennaio 1918 il presidente americano Wilson presentò davanti al Senato degli Stati Uniti un discorso in quattordici punti – che venne poi chiamato “I quattordici punti di Wilson” – per promuovere una “pace senza vincitori” basata sull’uguaglianza delle nazioni e l’autogoverno di tutti i popoli, nonché su una riduzione degli armamenti di tutti i Paesi e la fine della politica basata su patti segreti, onde non ricadere negli stessi errori che avevano causato il pesante conflitto che ancora si combatteva.

Il presidente americano Thomas Woodrow Wilson.
Il presidente americano Thomas Woodrow Wilson.

Intanto, in Europa, nonostante le vittorie riportate, Germania e Austria-Ungheria si trovavano stremate a causa dello stretto blocco navale adoperato dalla flotta britannica.

Tra il 15 luglio e il 6 agosto 1918 si svolse la seconda battaglia della Marna, nella quale la Germania, comandata dal generale Erich Ludendorff, tentò di sferrare un colpo decisivo sul fronte occidentale, ma venne respinto dalla Francia e dai suoi alleati.

Con lo sbarco in Europa dell’esercito americano, la Germania, ormai sconfitta, fu costretta ad arrendersi (11 novembre). Poco prima si erano già arresi l’Impero Ottomano e L’Austria ma, prima della resa, quest’ultima subì una grave sconfitta da parte dell’Italia tra il 24 ottobre e il 4 novembre nella battaglia di Vittorio Veneto. L’esercito italiano riuscì a ricacciare gli austriaci fin verso Trento e Trieste, e il 4 novembre fu firmato l’armistizio. La Triplice Intesa aveva vinto la guerra.

CONCLUSIONI

Come conseguenza, l’impero austro-ungarico e quello ottomano vennero completamente smantellati: l’imperatore austriaco fu costretto ad abdicare e al suo posto nacque la repubblica federale d’Austria. L’Ungheria divenne uno Stato completamente indipendente perdendo vari territori tra cui la Transilvania, che venne annessa alla Romania. La Cechia, invece, un tempo facente parte dei territori dell’Austria-Ungheria, venne unita alla Slovacchia per formare il nuovo Stato che prese nome Cecoslovacchia. Gli Stati come la Croazia e la Serbia formarono invece la Jugoslavia, mentre dell’antico impero ottomano rimasero solo l’attuale Turchia, ovvero la penisola anatolica.

Anche in Germania l’imperatore fu costretto ad abdicare e ad andare in esilio in Olanda, e al suo posto venne instaurata la repubblica (vai alla pagina REPUBBLICA DI WEIMAR per saperne di più).

Il tutto fu stabilito nel gennaio 1919, durante la conferenza di pace di Parigi a cui parteciparono le potenze vincitrici della guerra. La conferenza fu presieduta da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Italia, che decisero di punire pesantemente la Germania considerandola la principale responsabile dello scontro e del suo carattere devastante, tale da lasciare per sempre un marchio indelebile nella storia d’Europa. Dopo la guerra, infatti, l’Europa tra l’altro la sua sovranità politica mondiale, al cui posto si inserì per sempre quella americana, divenuta già da alcuni anni una grandissima potenza   .

Alla conferenza di Parigi, fu soprattutto la Francia, nazione che era stata maggiormente attaccata dall’impero tedesco, a dimostrarsi maggiormente severa verso il nemico imponendo pesanti sanzioni.

Il 28 giugno dello stesso anno, in occasione dell’anniversario dell’attentato di Sarajevo, venne stipulato anche il Trattato di Versailles (o patto di Versailles), così chiamato perché firmato nella galleria degli specchi del palazzo reale per decidere della spartizione dei territori fra le nazioni vincitrici e decidere del destino della Germania.

Il trattato venne stipulato dalle stesse potenze che avevano preso parte alla conferenza di Parigi, ma molti italiani che erano stati inizialmente interventisti si dichiararono scontenti della trattative poiché, sebbene la conquista di vari territori (Trento, Trieste e il sud Tirolo), al Paese ne furono negati altri (la Tracia e la Dalmazia), e si parlò dunque di “vittoria mutilata”.

La Francia impose alla Germania delle sanzioni pesantissime tra cui il disarmo immediato l’occupazione dei suoi bacini industriali della Ruhr e della Saar, su cui il Paese non avrebbe più potuto contare a livello economico. Nonostante ciò, Austria e Germania furono costrette ad accettare le condizioni sotto minaccia di una nuova guerra.

In quell’occasione, venne fondata anche la “società delle nazioni” su proposta del presidente Wilson, un’organizzazione che aveva lo scopo di accrescere il benessere dei popoli ed evitare le guerre attraverso la collaborazione e la diplomazia dei e tra i vari governi.

(Tutte le immagini e le informazioni qui presenti sono di pubblico dominio).

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