L’IMPERO AUSTRO-UNGARICO

Nel 1848, proprio nell’anno in cui scoppiarono numerose rivolte all’interno dell’Impero Austriaco, salì al trono Francesco Giuseppe I (Franz Joseph I ), o come veniva chiamato in maniera dispregiativa, nel Regno Lombardo-Veneto, l’imperatore “Cecco Beppe”.

Francesco Giuseppe d’Austria.

L’Impero d’Austria controllava a quell’epoca alcune aree dell’Italia settentrionale chiamate Regno Lombardo-Veneto, insieme all’Ungheria, alla Croazia, alla Boemia e alla Moravia (queste ultime, regioni della Cechia).

In queste zone la dominazione straniera non era ben accetta, e in Italia, già dal 1817, erano sorte alcune società segrete (la più famosa delle quali fu “la Carboneria”, inizialmente nata nel Regno di Napoli) per associare fra loro i patrioti intenzionati a conquistare l’indipendenza delle proprie terre. Nel 1831 uno di questi, Ciro Menotti, insorse per liberare Modena dal dominio di Francesco IV d’Asburgo-Este.

Nel 1848 si osservò il susseguirsi, per dodici mesi ininterrotti, di una serie di moti insurrezionali in tutta Europa, chiamati “primavera dei popoli”. Questi moti avevano lo scopo di ribellarsi all’egemonia straniera e soprattutto alle decisioni prese dal congresso di Vienna del 1815 riguardo alle forme di governo degli Stati europei. Alcuni di essi si ebbero proprio all’interno dei domini dell’impero austriaco, come ad esempio nel Lombardo-veneto e in Ungheria.

Del Regno Lombardo-Veneto faceva parte la città di Milano, la quale, saputo della rivolta scoppiata a Vienna il 10 marzo 1848 da parte dei borghesi e degli intellettuali austriaci per ottenere finalmente una costituzione e un parlamento – evento che aveva portato alle dimissioni del cancelliere austriaco, il principe di Metternich – decise di armarsi dando vita alle Cinque giornate di Milano.

Non si trattava tuttavia della prima insurrezione che scoppiava in Italia, infatti nel gennaio dello stesso anno c’era già stata la rivoluzione siciliana per staccarsi dal Regno delle due Sicilie, quest’ultimo comprendente sia l’isola che l’antico regno di Napoli. La rivoluzione aveva portato alla proclamazione, fino al 1849, dell’indipendenza dell’isola, che era divenuta Regno di Sicilia.

Le cinque giornate di Milano si svolsero dal 18 al 22 marzo 1848. Durante quest’arco di tempo, in tutta la città vennero erette delle barricate da parte dei milanesi per scacciare i soldati austriaci che avevano occupato il Duomo e il Palazzo Reale (e successivamente anche il Castello Sforzesco). Tutti i cittadini italiani, nessuno escluso, presero parte alle barricate. Persino l’aristocrazia partecipò ai moti mettendo a disposizione le proprie armi, e per cinque giorni si combatté ininterrottamente con ogni tipo di arnese reperibile.

LE BARRICATE DEL 1848 A MILANO
Le barricate del 1848 a Milano. Dipinto di Felice Donghi del 1848.

Il 20 marzo l’esercito austriaco, guidato dal generale Josef Radetzky, abbandonò la città facendo sì che al posto del governo austriaco venisse a formarsi un governo provvisorio, di cui fece parte l’intellettuale milanese Carlo Cattaneo (1801-1869). Il 22 marzo vi furono gli assalti a Porta Comasina, a Porta Ticinese e infine a Porta Tosa, quest’ultimo combattuto senza  tregua per tutta la giornata, finché, verso mezzanotte, gli austriaci vennero ricacciati a nord. In ricordo di ciò, Porta Tosa venne ribattezza “Porta Vittoria”.

Il 23 marzo si unirono a Milano anche i piemontesi, i quali facevano parte dell’adiacente regno di Sardegna, comandato dai Savoia. L’entrata in campo del regno di Sardegna a fianco della città di Milano determinò per l’Italia lo scoppio della Prima Guerra d’Indipendenza (1848- 1849).

Nonostante l’intenzione dei lombardi di entrare a far parte dei domini piemontesi e una serie di vittorie da parte dell’esercito sardo-piemontese su quello austriaco (le più importanti nella battaglia di Ponte di Goito del 9 aprile e nella battaglia di Pastrengo del 30 aprile), l’esercito piemontese venne successivamente sconfitto dagli austriaci nella battaglia di Santa Lucia del 6 maggio e nella prima battaglia di Custoza combattuta tra il 22 e il 26 luglio.

 Il re di Sardegna, Carlo Alberto di Savoia, decise dunque per la resa, cosa che lasciò indignati i milanesi che, dopo i vari tumulti, si ritrovarono nuovamente sotto il dominio austriaco. Il fallimento della prima guerra d’indipendenza costrinse inoltre Carlo Alberto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II, futuro re d’Italia (17 marzo 1861).

Il 17 marzo 1848 scoppiarono moti insurrezionali anche a Venezia, anch’essa facente parte del Regno Lombardo-Veneto. La rivolta, guidata dall’avvocato Daniele Manin, portò alla proclamazione dell’autonoma Repubblica di San Marco, nel tentativo di ripristinare la Repubblica di Venezia andata perduta dopo la campagna d’Italia di Napoleone. Questa nuova repubblica, tuttavia, non sopravvisse più di un anno.

Nello stesso periodo, anche in Ungheria scoppiarono dei moti insurrezionali che videro una legione italiana comandata da Alessandro Monti schierarsi in loro favore: il 15 marzo 1848 scoppiò infatti la rivoluzione ungherese, in seguito alla dichiarazione d’indipendenza di cui si fece leader soprattutto il politico nazionalista Lajos (italianizzato “Luigi”) Kossuth. 

Tuttavia la Russia, minacciata dall’espansione della nuova Ungheria, decise di entrare in guerra a favore dell’Austria, determinando la fine della rivoluzione e le successive impiccagioni di soldati e politici ungheresi che avvennero ad Arad, oggi nello Stato della Romania.

Dopo aver partecipato ai moti insurrezionali, il nobile e politico Gyula Andrássy venne condannato a morte nel 1851 dopo essere fuggito a Londra, ma venne graziato dall’imperatore Francesco Giuseppe nel 1857, tornando nel suo Paese natale.

Nel frattempo, Francesco Giuseppe si era sposato con sua cugina Elisabetta di Baviera, chiamata da tutti “Sissi”. Salita al trono nel 1854, l’imperatrice Sissi, di tempra molto diversa dal marito, cercò in tutti i modi di mediare un’intesa con l’Ungheria attraverso una profonda amicizia che nacque immediatamente con il conte Andrássy. L’intervento della sovrana fu infatti determinante per riportare la pace tra Austria e Ungheria attraverso quello che è passato alla storia come “Ausgleich”.

Elisabetta di Baviera.
Elisabetta di Baviera.

In seguito alle rivoluzioni scoppiate in Ungheria, venne infatti deciso per la costituzione di una Duplice monarchia imperiale e regia (kaiserliche und königliche Doppelmonarchie) o semplicemente Duplice monarchia, ossia per la dichiarazione di autonomia dello Stato ungherese – il quale divenne un regno totalmente indipendente – a fianco dell’impero austriaco. In pratica, la questione delle rivolte venne risolta proclamando il regno d’Ungheria con capitale Budapest, il quale, tuttavia, sarebbe stato governato dallo stesso Francesco Giuseppe, già imperatore dell’Austria che aveva per capitale Vienna.

Francesco Giuseppe ed Elisabetta di Baviera vennero dunque incoronati sia imperatori dell’impero austriaco che re d’Ungheria, evento che portò alla nascita dell’impero Austro-Ungarico (Osterreiches-Hungherisches Kaisertum o Österreichisch-Ungarische Monarchie). L’incoronazione a re d’Ungheria avvenne l’8 giugno 1867.   

Questa soluzione venne chiamata Ausgleich, cioè “compromesso”. Il tipo di monarchia che si venne a creare, invece, prese il nome di “Monarchia danubiana” (Donaumonarchie).

Il conte Andrássy, che era riuscito a mediare l’intesa con l’imperatrice, venne nominato primo ministro d’Ungheria e successivamente ministro degli esteri dell’impero.

Il conte Andrassy.
Il conte Andrassy.

L’alleanza tra Austria e Ungheria mirava non solo a riportare la pace tra i due Stati, ma anche ad opporsi al progetto di unificazione degli ex Stati del Sacro Romano Impero da parte del primo ministro prussiano Otto von Bismarck. Dopo la proclamazione della Confederazione germanica avvenuta durante il congresso di Vienna (1814-1815), infatti, molti Stati tedeschi – soprattutto quelli settentrionali – avevano cominciato a nutrire la speranza di poter ricostituire l’antico impero andato smantellato dopo le guerre di Napoleone Bonaparte, il quale comprendeva nei suoi confini anche l’Austria, e poteva dunque esercitare influenza anche sui territori a lei assoggettati. Così, perché l’impero austriaco, nato dopo le guerre napoleoniche, non andasse perduto venendo inglobato all’interno della nuova nazione chiamata “Impero tedesco”, come era nei progetti di Bismarck, venne stabilito l’Ausgleich tra Austria e Ungheria.

Nel 1866 Austria e Prussia si erano già scontrate (Guerra Austro-Prussiana), ed era stata la Prussia, forte della sua preparazione militare, ad avere la meglio unificando la Germania del nord. Nel 1867, dunque, la pace tra Austria e Ungheria e la costituzione dell’impero austro-ungarico mirava a limitare i piani espansionistici di Bismarck il quale, tuttavia, riuscì a unificare la Germania nel 1871 creando un federazione di Stati sovrani che prese appunto nome di “Impero tedesco”, del quale l’Austria non fece parte.

Incoronazione di Francesco Giuseppe I ed Elisabetta di Baviera come sovrani d'Ungheria. Copia di Ödön dal dipinto originale di Eduard Engerth.
Incoronazione di Francesco Giuseppe I ed Elisabetta di Baviera come sovrani d’Ungheria. Copia di Ödön dal dipinto originale di Eduard Engerth.

Prima della costituzione del nuovo impero austro-ungarico, l’imperatore e l’imperatrice compirono dal 1856 al 1857 una serie di viaggi in Ungheria e nel Regno Lombardo-Veneto, durante i quali gli italiani dimostrarono nuovamente tutta la loro ostilità, mentre gli ungheresi rimasero conquistati da Sissi, che a sua volta rimase sempre molto legata all’Ungheria e al suo popolo.

Dopo una seconda guerra d’ indipendenza combattuta nel 1859 con l’aiuto dei francesi, nel 1861 gran parte del Regno Lombardo-Veneto venne definitivamente sottratto all’impero asburgico entrando a far parte del neo-Regno d’Italia, espansione dei domini del regno di Sardegna.

Fu però solo nel 1866, con la terza guerra d’indipendenza, che l’Austria perse definitivamente tutti i suoi domini in Italia, dopo l’annessione del Veneto e di alcune zone del Friuli al regno sabaudo. Trento e Trieste furono invece conquistate dall’Italia con la prima guerra mondiale.

Il periodo di tempo che va dal congresso di Vienna (1814 – 1815) alla proclamazione di Roma, capitale del Regno d’Italia (1871) è chiamato RISORGIMENTO.

L’Ungheria, al contrario, rimase un regno autonomo, che venne governato dagli imperatori d’Austria dal 1867 fino alla fine della prima guerra mondiale.

L’impero austro-ungarico, infatti, si sciolse definitivamente dopo il 1918, quando l’Austria, Paese sconfitto nella “Grande Guerra” del ’14-’18, perse tutti i propri domini andando a costituire la repubblica federale odierna.

Se sei interessato, visita anche le pagine dedicate ad alcune importanti figure dell’impero:

FRANCESCO GIUSEPPE I

IMPERATRICE SISSI (assieme a una pagina dedicata al suo CULTO DELLA BELLEZZA)

MASSIMILIANO I DEL MESSICO

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