FERDINANDO I D’ASBURGO

Ferdinando I d’Asburgo (1503 – 1564) era il fratello minore dell’imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero. Come tale, era figlio di Filippo d’Asburgo (detto “il Bello”, che venne incoronato Filippo I di Spagna) e di Giovanna di Castiglia, detta Giovanna la Pazza. Era inoltre nipote di Massimiliano I d’Asburgo, e in vita si occupò di onorare le gesta del nonno costruendo per lui il cenotafio della Hofkirche di Innsbruck e facendo pubblicare alcune sue opere letterarie che avevano lo scopo di esaltare la casa degli Asburgo (vai al link per sapere quali sono).

Ferdinando divenne egli stesso imperatore nel 1556, quando suo fratello, stanco delle troppe battaglie che aveva dovuto combattere, decise di abdicare per dedicarsi alla vita religiosa.

Come imperatore, si occupò di istituire un unico esercito dedito alla sua protezione, un consiglio segreto ed un unico sistema finanziario in modo da centralizzare sia il potere politico che economico. Solamente Vienna, Innsbruck, Graz, la Boemia e l’Ungheria riuscirono a mantenere indipendenza economica, benché fosse stata istituita una Camera aulica per il controllo dell’amministrazione e delle finanze dello Stato (vi erano inoltre anche una Cancelleria aulica e un Consiglio aulico della guerra).

Ferdinando nacque in Spagna, ad Alcalá de Henares, ma si occupò soprattutto degli affari tedeschi. Accanto al fratello, che divenne imperatore nel 1519, si premurò di appianare i contrasti sorti con i prìncipi che si erano convertiti al Protestantesimo dopo il 1521 (dopo cioè la Dieta di Worms), e prese anche parte nel 1526 alla Prima Dieta di Spira e nel 1555 alla Dieta (o pace) di Augusta, presenziandola a nome di suo fratello che aveva deciso di non intervenire per evitare di esporsi troppo. In tale occasione, Ferdinando decise di dimostrare tolleranza verso i prìncipi di fede protestante affinché il potere imperiale non venisse meno a causa di una ribellione da parte di questi ultimi. I prìncipi, infatti, avevano deciso di abbracciare la nuova religione per opporsi all’assolutismo del cattolicissimo imperatore Carlo V, all’epoca sovrano di mezza Europa. Dimostrarsi tollerante da parte di Ferdinando era una mossa che difendeva sia gli interessi di suo fratello che i propri, dal momento che nel 1531 Carlo V lo aveva nominato Rex Romanorum, ossia erede al trono dl Sacro Romano Impero (a partire da Massimiliano I il termine “Rex Romanorum” o “Re dei Romani” veniva utilizzato per designare l’erede al trono). Il trattato che ne faceva suo erede risaliva addirittura al 1522.

Tre furono i benefici concessi ai prìncipi tedeschi durante la Dieta. Il più importante fu il “cuius regio, eius religio” (Di chi è la regione, di questi sia la religione), un concetto estremamente innovativo per l’epoca. Con tale principio si stabilì che il principe – o duca – di un determinato ducato (oggi si direbbe “Land” o “Bundesland”) rimanesse della propria fede senza obbligo di abbracciare la stessa fede del sovrano. I sudditi del suo ducato, però, avrebbero dovuto seguire la sua stessa religione, altrimenti sarebbero stati liberi di andarsene verso un nuovo Land o avrebbero dovuto pagare una tassa per continuare a praticare una religione diversa.

Il secondo beneficio fu il Reservatum ecclesiastium (Riserva ecclesiastica) che imponeva ai prelati che si convertivano al Protestantesimo di abbandonare la propria carica, senza nessun obbligo di conversione per i propri sottoposti. Tuttavia, questo principio si poneva in contraddizione col primo.

Il terzo e ultimo principio, ancora più contraddittorio, fu la Declaratio Ferdinandei (Dichiarazione di Ferdinando) nella quale si stabiliva che protestanti e cattolici avessero il permesso convivere assieme in una stessa città. Quest’ultimo punto contraddiceva pienamente il “cuius regio, eius religio”, e venne aggiunto all’ultimo momento solamente per favorire gli interessi dei prìncipi tedeschi più potenti. Nonostante le forti contraddizioni tra i tre articoli esposti durante la dieta, questi non furono mai modificati, nemmeno dai successori di Ferdinando.

Ferdinando divenne imperatore l’anno successivo, nel 1556, col nome di Ferdinando I, ma la sua carica venne ufficialmente riconosciuta solo nel 1558 (3 maggio). Carlo V decise infatti di lasciare i possedimenti spagnoli (Spagna, Napoli, Sicilia, ducato di Milano, Paesi Bassi e  Franca Contea) al figlio Filippo II, che era stato appunto cresciuto in quelle terre ed aveva una cultura più ispanica che germanica. Ferdinando, al contrario, pur essendo anche lui nato in Spagna, era sempre stato più occupato nelle questioni dell’impero (aveva anche sedato alcune rivolte a Vienna scoppiate contro il fratello poco dopo la sua ascesa al trono), perciò fu lui a ereditare il titolo imperiale. Prima di allora, i suoi titoli comprendevano quello di arciduca d’Austria (dal 1521), Slovenia, Carinzia, Carniola, Tirolo e Württemberg, nonché di re di Boemia e Ungheria (dal 1526).

Ferdinando, avendo sposato nel 1521 Anna Jagellone, sorella del re Luigi II, era divenuto erede al trono di Boemia e Ungheria (il tutto era stato sancito nel Congresso di Vienna del 1515, attraverso un accordo tra Massimiliano I e Ladislao II Jagellone). Alla morte di Luigi, durante la battaglia di Mohács del 29 agosto 1526 contro l’impero ottomano, Ferdinando prese dunque il suo posto. Il 24 ottobre 1526 si tenne però la Dieta Boema che stabilì la sua legittimità al trono di Boemia solo se Ferdinando avesse rispettato le leggi del luogo e portato la capitale del regno a Praga. Nel dicembre dello stesso anno, venne riconosciuto anche re d’Ungheria, e il 1° gennaio 1527 venne accettato come re anche dai Croati.

Ferdinando ebbe però un forte avversario politico per quanto riguardava l’ascesa al trono in Ungheria, ossia Giovanni (Jan) Zápolya, voivoda (governatore) di Transilvania, che rivendicava per sé il trono. Dopo essere stato sconfitto da Ferdinando nella battaglia di Tarcal del 1527 e in quella di Szina del 1528, Giovanni Zápolya chiese l’aiuto del sultano ottomano (turco) Solimano il Magnifico in cambio del vassallaggio dell’Ungheria alla Turchia.

Giovanni I d’Ungheria

L’invasione ottomana dell’Austria determinò un primo assedio di Vienna nel 1529 (ve ne saranno altri nei secoli successivi), che costrinse Ferdinando alla fuga. Dal 1530 al 1552 ebbe luogo la “Piccola Guerra d’Ungheria”, durante la quale Ferdinando invase il Paese riportando una clamorosa vittoria sugli Ottomani. Per stabilire una duratura pace con il sultano, l’Ungheria perse la sua indipendenza e venne divisa in una parte ovest comandata dagli austriaci (Ungheria reale) e una est comandata da Giovanni Zápolya (Giovanni I) e da Solimano (Regno degli ungheresi orientali), ufficializzando quello che era già stato decretato nel 1527 dopo la battaglia di Mohács (vai anche alla pagina sulla GUERRA AUSTRO-TURCA per saperne di più).

Nel 1538 venne firmato il trattato di Nagyvàrad, col quale Ferdinando costrinse Giovanni Zápolya a nominarlo suo successore, nel tentativo di ricongiungere l’est e l’ovest dell’Ungheria. Tuttavia, nel 1540 Zápolya ebbe inaspettatamente un figlio maschio (Giovanni II Sigismondo, o solamente Giovanni II) e decise pertanto di cambiare le condizioni del trattato nominando quest’ultimo suo erede poco prima della sua morte (22 luglio 1540). Ferdinando rispose invadendo l’Ungheria, ma venne sconfitto dagli Ottomani richiamati dal reggente, Giorgio Martinuzzi, vescovo dalmata di Vàrad (nominato cardinale nel 1551). A causa della sconfitta, da quel momento in poi l’Austria dovette pagare agli Ottomani un tributo di sovranità.

Il cardinale Martinuzzi, figura politica molto invadente, venne destituito dal suo ruolo di reggente nel 1550 dalla regina madre Isabella Jagello. Nel 1551 la stessa regina convinse il figlio ad abdicare per lasciare il trono d’Ungheria a Ferdinando d’Asburgo (trattato di Weissenburg) e riunificare il Paese, ma soprattutto per evitare nuovi conflitti, sebbene a Giovanni II rimase il titolo di principe di Transilvania. Quando il cardinale Martinuzzi si decise a chiedere nuovamente l’aiuto degli Ottomani, venne fatto uccidere da Ferdinando.

In virtù di tale gesto, papa Giulio III fece scomunicare l’arciduca d’Austria. Solo quando quest’ultimo consegnò a Roma le sue giustificazioni scritte sul perché dell’omicidio e di come il cardinale stesse intralciando la pace europea, la scomunica venne revocata (1555).

Nel 1556, approfittando dell’assenza di Ferdinando per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero, la Dieta Ungherese riportò Giovanni II sul trono dell’Ungheria oriental fino al 1570. Fu così che Ferdinando dovette abbandonare il sogno di essere re di tutta l’Ungheria.

Il nuovo imperatore decise di dividere i suoi possedimenti tra i suoi figli maschi: al futuro Massimiliano II lasciò il titolo imperiale, la Boemia, l’Ungheria occidentale, la Bassa e l’Alta Austria; a Ferdinando il Tirolo e a Carlo la Stiria, la Carinzia e la Carniola. Nel 1543 la primogenita Elisabetta venne data in sposa al re di Polonia Sigismondo II Augusto, nonno di Giovanni II d’Ungheria.

Ferdinando I morì a Vienna il 25 luglio 1564.

TORNA ALLA STORIA TEDESCA E AUSTRIACA