FEDERICO I BARBAROSSA

Gli eventi più importanti della vita di Federico I detto “Barbarossa” (in carica dal 1155 al 1190), duca di Svevia, re di Germania e successivamente secondo re d’Italia e imperatore del Sacro Romano Impero della dinastia degli Hohenstaufen, che si scontrò contro il papa e i Comuni del Nord Italia.

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FEDERICO BARBAROSSA
“Federico Barbarossa assieme ai figli Enrico VI (a sinistra) e Federico VI ( a destra)”. Immagine di pubblico dominio.

Dopo l’estinzione della dinastia di Franconia con la morte di Enrico V (in carica dal 1111 al 1125), la corona del Sacro Romano Impero Germanico (che cominciò a essere chiamato solo Sacro Romano Impero o S.R.I.) venne contesa tra i vari esponenti della nobiltà tedesca, dando avvio a un periodo di profonda crisi politica all’interno dell’impero. Ciò permise ai Comuni dell’Italia settentrionale, di fatto sotto la giurisdizione tedesca, di acquistare sempre più potere ed autonomia negli anni in cui l’aristocrazia era impegnata a farsi battaglia su suolo germanico.

A partire dall’ XI secolo, la società feudale presente in tutta Europa era andata sempre più disgregandosi poiché obsoleta, non in grado di rispondere alle esigenze delle nuove classi sociali;  erano dunque sorti, sia in Italia che all’estero, i Comuni, ossia aggregazioni di cittadini privi di titolo nobiliare – ma dotati di una certa ricchezza economica – costituenti entità politiche del tutto autonome, dove ogni singolo cittadino poteva partecipare alla vita sociale e avere un ruolo attivo nelle decisioni che venivano prese per il bene della collettività.

Il Comune era una sorta di democrazia formata da cittadini di varie classi sociali (mercanti, artigiani, religiosi e rappresentanti della piccola nobiltà) che godeva di autonomia e che si autogestiva, contrariamente a quanto avveniva all’interno del precedente sistema feudale, in cui i feudatari avevano diritto di vita e di morte sui loro sottoposti residenti nel feudo. Tuttavia, in cambio di questa libertà, il Comune era comunque tenuto a pagare un tributo al feudatario da cui si era reso indipendente – o direttamente al sovrano – perché quest’ultimo ne riconoscesse i diritti.

In Italia, in particolar modo, i Comuni acquistarono una grandissima indipendenza dall’aristocrazia, sia sul piano economico che politico. Le decisioni venivano prese attraverso assemblee (che poi divennero “consigli”) e il potere giudiziario spettava a giudici (o consoli) eletti dal popolo per acclamazione. Tutto ciò si discostava ulteriormente dai valori presenti all’epoca del feudalesimo, dove le tre forme di potere (legislativo, esecutivo e giudiziario) erano gestite tutte quante indistintamente dal padrone del feudo (il vassallo, oppure direttamente il sovrano).

Con la crisi del regno di Germania, iniziata dopo l’estinzione della dinastia di Franconia, molte città presenti nell’Italia del nord poterono organizzarsi in Comuni e accrescersi silenziosamente, senza che nessun sovrano ne intralciasse l’espansione.

La crisi del regno di Germania ebbe fine nel 1138, quando venne eletto re di Germania Corrado III di Svevia, primo sovrano della dinastia degli Hohenstaufen. Nel 1152 gli successe suo nipote Federico I, detto “Barbarossa” (Friedrich Rothbart) per via del colore della barba. Nel 1155 questi ottenne, oltre al titolo di re di Germania, anche quello di “re d’Italia” e di “imperatore del Sacro Romano Impero di Germania”, due cariche ereditate dai sovrani tedeschi sin dai tempi di Ottone I (936-973).

Federico Barbarossa nacque dal duca Federico II di Svevia, fratello di Corrado III, e da Giuditta di Baviera, principessa della dinastia dei Welfen. Egli successe allo zio paterno dopo essere stato eletto a Francoforte sul Meno nel 1152 (era consuetudine, infatti, che tutti i re tedeschi salissero al trono per elezione da parte dei duchi tedeschi, e non per ereditarietà ), più precisamente dopo la rinuncia al trono del cugino Enrico il Leone in cambio dei ducati di Baviera e di Sassonia.

 Sin dai primi anni di regno, Federico Barbarossa manifestò apertamente il desiderio di ripristinare l’autorità imperiale su tutte le regioni dell’impero, ben conscio che la crisi politica che aveva colpito la Germania negli anni precedenti aveva permesso a varie città italiane di guadagnare una certa indipendenza. Non solo, ma nella dieta di Costanza del 1153 (le “diete”, o “Tag” in tedesco, ossia “ordini del giorno”, erano le assemblee o riunioni durante i quali i duchi di Germania si occupavano degli affari del regno, come ad esempio di eleggere il sovrano) ribadì anche la sua convinzione che potere politico e spirituale potessero collaborare assieme, abbattendo le ostilità createsi con la Chiesa durante la “Lotta per le investiture” iniziata dalla dinastia di Franconia.
SACRO ROMANO IMPERO GERMANICO
Sacro Romano Impero Germanico prima della guerra tra imperatore e Comuni. I confini del Sacro Romano Impero furono ampliati da Ottone I sposando Adelaide di Borgogna, ma vennero perduti alla morte di Ottone nel 973.

Deciso quindi a restaurare la monarchia e a riappropriarsi dei poteri che spettavano di diritto solo al sovrano, e di cui i Comuni del Nord Italia si erano appropriati (le cosiddette regalìe o iura regalia: coniazione di moneta, riscossione di tributi, ecc.), nel 1154, con la prima dieta di Roncaglia (vicino a Piacenza), impose un giuramento di obbedienza a tutti i suoi cittadini e la perdita dei privilegi da parte delle città del nord.

Alcune di esse rifiutarono categoricamente di sottostare alle richieste di Federico I. Tra queste vi fu il Comune di Milano, divenuto uno tra i più potenti. Altre, invece, vedevano nell’alleanza col sovrano un modo per liberarsi dalle mire espansionistiche dei ricchi Comuni limitrofi. In particolare Lodi, Pavia, Como e Cremona decisero di allearsi con Federico proprio per contrastare Milano, che, dopo una serie di vittorie militari su queste città, ne minacciava l’indipendenza.

La categorica ostinazione di Milano costrinse nel 1158 Federico a dar battaglia alla città, e fu così che, affiancato dai Comuni a essa ostili, la distrusse completamente.

Nello stesso anno, convocò la seconda dieta di Roncaglia con la quale riaffermò con decisione la volontà di ripristinare l’autorità imperiale sui Comuni, affiancato da importanti accademici dell’università di Bologna che erano favorevoli alla sottomissione delle città italiane.

Tuttavia, anche in Veneto (o Marca di Verona, come veniva chiamata) molti Comuni si ribellarono all’autorità imperiale costituendo la Lega Veronese, così chiamata perché fondata a Verona nel 1164. Vi facevano parte la Repubblica di Venezia, Padova, Treviso e altre importanti città.

A poco a poco, l’ostilità verso l’imperatore andò aumentando, tant’è che quando Federico, nel 1166, tornò in Italia deciso a conquistare la Sicilia, dovette rinviare la spedizione per sedare alcune rivolte nel Nord e nel centro-Italia.

Dopo la sconfitta dell’esercito romano nel 1167, papa Alessandro III dovette fuggire a Benevento. Federico ne approfittò per entrare a Roma e proclamare un antipapa, Pasquale, e farsi incoronare nuovamente imperatore il 1° agosto 1167.

Decisi a non darla vinta al Barbarossa, il 1° dicembre 1167 le città facenti parte della Lega Veronese si allearono con le città di Milano, Lodi, Ferrara, Parma e Piacenza, che intanto si erano coalizzate contro Federico Barbarossa prestando giuramento solenne (giuramento di Pontida del 7 aprile dello stesso anno). Quando poi si unirono alla coalizione anche altri Comuni quali Brescia, Bologna e Vercelli, ecco che nacque la Lega Lombarda, una solida alleanza che il 29 maggio 1167 riportò una solenne vittoria sul Barbarossa nella battaglia di Legnano. Tuttavia, la Lega Lombarda non era formata solo da Comuni: anche soldati normanni e lo stesso papa, Alessandro III, dettero il loro appoggio per opporsi all’autorità di Federico I. Proprio in onore del papa, fu battezzata “Alessandria” la città del Piemonte fondata dalla Lega Lombarda come fortezza per contrastare l’avanzata dell’imperatore.

"La battaglia di Legnano", dipinto di Massimo d'Azeglio.
“La battaglia di Legnano”, dipinto di Massimo d’Azeglio.

In seguito alla bruciante sconfitta di Legnano, Federico Barbarossa fu costretto a riconoscere l’indipendenza dei Comuni italiani nel 1183 con la Pace di Costanza, ma pretese lo stesso il pagamento di un tributo annuale e un giuramento di obbedienza da parte di questi. Il Nord Italia continuò a fare parte del Sacro Romano Impero, sebbene i Comuni che avevano ottenuto l’indipendenza divennero amministrativamente autonomi.

Durante il suo regno, il Barbarossa non fu impegnato solo nella campagna militare italiana, ma dovette risolvere anche diverse questioni politiche in Boemia: il duca di Boemia, Vladislao II, rivelatosi immediatamente un fedele alleato del sovrano fin dai primi anni, ottenne dallo stesso Federico il titolo di re della stessa regione; più tardi, alla morte di Vladislao, nel 1172, i membri delle famiglie aristocratiche boeme si contesero il trono, e il Barbarossa fu costretto a separare la Boemia dalla Moravia (1182) e ad assegnarvi due diversi reggenti, onde sedare le rivolte.

Più tardi, nel 1189, Federico Barbarossa partì per la terza crociata (o “Crociata dei re”) indetta da papa Gregorio VIII, accompagnato dal re di Francia Filippo Augusto (nonno di Luigi IX “il Santo” che partecipò alla settima e all’ottava crociata) e al re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. Prima della partenza, si accordò con l’imperatore di Bisanzio, il re di Ungheria e il sultano Iconio per poter passare sulle loro terre. Non solo, ma fece mandare degli ambasciatori al Saladino (italianizzazione di Ṣalāḥ ad-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb, sultano d’Egitto) per chiedere pacificamente la restituzione delle terre di cui si erano impadroniti i musulmani, ed evitare uno scontro diretto. Il Saladino, alleato dell’imperatore di Bisanzio Isacco II, per tutta risposta fece imprigionare gli ambasciatori di Federico, e quest’ultimo, per liberarli, dovette mandare il suo esercito e chiedere aiuto alle Repubbliche Marinare italiane (Genova, Venezia, Pisa e Amalfi) perché assediassero Costantinopoli, capitale di Bisanzio. Vistosi attaccato, Isacco II firmò nel 1190 il trattato di Adrianopoli, con il quale liberò i prigionieri e concesse il passaggio a Federico Barbarossa.

Tuttavia, il 10 giugno dello stesso anno, il Barbarossa trovò la morte presso il fiume Saleph (oggi chiamato “Göksu“, cioè “acque azzurre”) in Turchia. La causa della morte è ancora un mistero: inizialmente gli storici pensarono ad un annegamento, ma è più probabile che la causa sia stata una congestione dovuta all’ingestione delle sue acque.

Al Barbarossa successe il figlio Enrico VI, che aveva sposato Costanza d’Altavilla, figlia del re Ruggero II di Sicilia.

Le circostanze misteriose in cui il Barbarossa morì hanno dato adito a numerose leggende su di lui, la più famosa delle quali è che non sia realmente morto ma addormentato in una caverna sulle montagne di Turingia, e che la sua barba continui a crescere smisuratamente. Il Barbarossa potrà ridestarsi quando i corvi cesseranno di volare sulla cima delle montagne.

La sua figura leggendaria ha dato nome all‘Operazione Barbarossa: l’invasione della Russia da parte dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

(L’immagine del Sacro Romano Impero Germanico è tratta dal sito internet: http://www.roberto-crosio.net. Indirizzo: www.roberto-crosio.net/1medioevo/sacro_romano_impero_germanico.htm)

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