L’ESPRESSIONISMO

L’Espressionismo (der Expressionismus) è stato il più importante movimento artistico e letterario sorto in Germania nella prima metà del Novecento (il massimo splendore si ebbe tra il 1905 e il 1925) ma ebbe forti ripercussioni anche in Italia, in Francia e negli Stati Uniti.

L’Espressionismo aveva come scopo, al pari del Romanticismo tedesco, l’esaltazione del sentimento e dell’emozione suscitati dalla realtà fenomenica; ma, al contrario del Romanticismo propriamente detto, arrivando persino ad accentuarli al di là di ciò che è percepibile razionalmente o attraverso i sensi, mettendo sempre in evidenza una sorta di disperazione interiore e il dramma del vivere umano.

L’Espressionismo nacque in un’epoca fortemente disillusa della storia dell’umanità, in cui il progresso tecnologico e la “meccanicizzazione” industriale avevano causato una profonda alienazione nell’essere umano, intrappolato in un ambiente  privo di ideali ed ossessionato unicamente dal lavoro e dal guadagno, sfruttando o venendo sfruttato. Le condizioni di vita disumane, la crisi degli ideali e la sfiducia nelle pubbliche amministrazioni determinarono la nascita di questa importante corrente artistica che tendeva a farsi portavoce di uno stato d’animo pessimista e amareggiato, non senza toni di profonda solitudine e irrequietezza.

Questa corrente trovò maggiore sbocco nel teatro e nel cinema, ma anche nel campo dell’arte figurativa e letteraria.

In pittura, l’Espressionismo si pose come evoluzione dell’Impressionismo, corrente pittorica francese che aveva lo scopo di rappresentare il mondo non come appare oggettivamente ma così come viene interpretato dall’artista, carico di sentimento e di emotività (vai anche alla pagina dedicata all’IMPRESSIONISMO che si trova sul sito di grammatica e cultura francese “Francese Facile” se vuoi saperne di più sull’argomento). Più precisamente, si sviluppò dal Simbolismo, uno degli stili pittorici nati successivamente all’Impressionismo (vai alla pagina sul POST-IMPRESSIONISMO per saperne di più).

Nell’Espressionismo, tutto ciò che faceva parte dell’Impressionismo e del Simbolismo fu esasperato, rivolgendosi verso una maggiore introspezione: la realtà non veniva distorta solo dal modo in cui si presentava all’occhio umano, ma anche dall’atteggiamento pessimistico che dominava l’artista. Questa corrente si dissociava completamente dal pensiero positivo proprio dell’Impressionismo, che amava rendere la verità più bella e interessante di quanto non apparisse razionalmente. Nell’Espressionismo, infatti, il sentimento era sempre fortemente tragico e drammatico, la tela dipinta con tinte molto forti che dessero quasi fastidio all’occhio. Non mancavano le caricature e le distorsioni della realtà, come nel quadro “L’urlo” (Der Schrei) del pittore norvegese Edvard Munch, precursore del movimento, poiché così è come apparivano deformate nella mente dell’uomo dei primi anni del Novecento: drammatiche e intrise di delusione.

L'URLO DI EDVARD MUNCH
“L’urlo” di Edvard Munch del 1893.

In Germania, il movimento si espresse attraverso il gruppo artistico “Die Brücke” (“Il Ponte”), il cui maggiore esponente fu Ernst Ludwig Kirchner. Altri esponenti dell’Espressionismo furono il pittore olandese Patrick Bakker, il pittore austriaco Oskar Kokoschka e soprattutto il pittore tedesco Franz Marc. A Franz Marc è dedicato uno splendido museo in Baviera, suo Land d’origine, e precisamente nella cittadina di Kochel am See.

Per quanto riguarda la letteratura, sono celebri le opere del romanziere cecoslovacco Franz Kafka e del romanziere tedesco Heinrich Mann.

CAVALLO BLU DI FRANZ MARC
“Il cavallo blu” di Franz Marc (1911).

Il movimento espressionista ebbe maggiore sviluppo in Germania a causa degli esiti della Prima Guerra Mondiale: uscita sconfitta e pesantemente punita per i reati di guerra commessi, la nazione si trovò ad affrontare un momento particolarmente difficile della sua storia, ovvero l’epoca della Repubblica di Weimar (1919 – 1933), in cui il sentimento di sconforto, angoscia ed alienazione facevano da padroni. Oltre alla sfiducia nelle pubbliche amministrazioni, si aggiunse poi nel Paese anche una sfiducia nel futuro e nella speranza di risorgere.

A livello cinematografico, uno dei più famosi film espressionisti realizzati in quel periodo fu “Metropolis“, pellicola muta del 1927 diretta dal regista austriaco (poi naturalizzato americano) Fritz Lang, che è divenuta un cult del cinema internazionale. In essa è presente una chiara denuncia contro le condizioni di vita alienanti e disumane dell’uomo moderno, attraverso la rappresentazione di un futuro distopico popolato da capitalisti aridi e spietati.

Assieme a questo film, si ricorda anche “M – Il mostro di Düsseldorf “(M – Eine Stadt sucht einen Mörder), altro capolavoro di Fritz Lang del 1931. Ma data l’uscita di questa pellicola negli anni ’30, secondo alcuni critici cinematografici non farebbe già più parte del movimento espressionista propriamente detto.

M - IL MOSTRO DI DÜSSELDORF

Il cinema tedesco degli anni ’20 e ’30 del Novecento seppe ispirare anche il cinema americano: di stampo espressionista (sebbene portavoce di un Espressionismo più tardivo) sono infatti i capolavori immortali “Tempi moderni” di Charlie Chaplin (1936) e “Quarto potere” di Orson Welles (1941), due cult del cinema americano e internazionale.

(Vai anche alla pagina sul CINEMA TEDESCO per avere maggiori informazioni sui film sopra citati e sul metodo di realizzazione dei film espressionisti).

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