Verso la fine del XIII secolo, la guerra tra Guelfi e Ghibellini a Firenze si era ormai conclusa con una vittoria solenne da parte dei Guelfi, filo-papisti. Tuttavia, le dispute continuarono ad avere luogo quando la fazione Guelfa si divise in Bianchi (di vedute democratiche e filo-imperialiste) e Neri (filo-papisti e difensori degli interessi delle famiglie più ricche).
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Il capofamiglia dei Donati era tale messer Corso, il quale aveva sposato in seconde nozze Tessa degli Ubertini di Gaville, una giovane che poteva vantare un dote di ben 6000 fiorini. Molte voci correvano su di lui e sulla sua sete di potere e ricchezza: non solo si diceva che cospirasse per ottenere il dominio su Firenze, ma anche che lui stesso fosse stato l’artefice della morte della prima moglie per avvelenamento, proprio al fine di sposare la ricca Ubertini.
Il partito dei Ghibellini si era da tempo diviso in un’ala più radicale comandata dal Secchi e in una più moderata, chiamata “i Verdi”. I Guelfi Neri accusavano i Bianchi di avere vedute molto simili ai Verdi, filo-imperialisti in quanto ghibellini, e questo aveva causato un’ennesima divisione di idee politiche all’interno della città.
Non rari erano gli scontri tra i due partiti, Bianchi e Neri. Se ne ricordano in particolare due.
Il primo scontro esplose nel dicembre del 1296 quando, al funerale di una Frescobaldi, giunse mezza città, compresi i membri più facinorosi delle due fazioni politiche, già molto ostili gli uni verso gli altri. Per questo, durante i funerali – che si svolsero nella piazza che ancora oggi porta il nome della nobile casata Frescobaldi – si decise di tenere separati Guelfi Bianchi e Neri per evitare inutili scaramucce tra i due partiti.
Tuttavia, quando uno dei Guelfi Neri, a un certo punto, si alzò in piedi per sistemarsi gli abiti, i Bianchi, temendo un’aggressione, misero istintivamente mano alle spade. La situazione fu subito placata e chiarito il malinteso, ma i Guelfi Bianchi, poco convinti, si armarono e marciarono verso casa di Messer Donati chiedendo a gran voce il suo sangue. Giunsero così fino alla chiesa di San Pier Maggiore, dove però una pioggia di frecce li costrinse alla fuga e la faccenda fu presto dimenticata.
Quattro anni dopo (1300), però, ebbe luogo un secondo scontro assai più famoso e più tragico, noto come lo scontro di “Calendimaggio”, dal nome di una festa tradizionale che si svolgeva nella tarda primavera (1° maggio) a Firenze, e precisamente in Piazza SantaTrinita, dove quell’anno fu organizzato un ballo al quale accorsero giovani fanciulle con indosso corone di fiori, per essere ammirate da tutta la cittadinanza come era costume durante la festività.
Un gruppo di giovani, fra cui Giovanni Giancotti Naldo, Gerardino Baldinaccio degli Adimari e altri giovani della fazione dei Cerchi e dei Donati accorsero per ammirare le fanciulle. Quando, alla fine del ballo, i Cerchi e i loro seguaci fecero segno ai Donati e al loro seguito di andarsene, si venne alle mani e la rissa finì in tragedia: Chierico dei Pazzi, Alamanno degli Adimari, Taddeo Donati e uno Spini assalirono Ricoverino dei Donati e gli tagliarono il naso con la spada.
Questo fatto fece peggiorare a dismisura i contrasti già presenti tra Guelfi Bianchi e Neri, e causò un tale spavento tra i fiorentini che gli spettatori dell’accaduto si barricarono in casa e non vollero più uscire.