CORRADO II E IL FEUDALESIMO

Col termine “feudalesimo” (che a sua volta deriva dalla parola “feudo”) si intende un periodo storico compreso tra l’VIII secolo e il XII secolo d.C.

Il feudo era un appezzamento di terreno che iniziò ad essere concesso dai sovrani franchi ai nobili più illustri, per stabilire con loro un’alleanza che si sarebbe rivelata vantaggiosa in tempo di guerra: il nobile – che prendeva nome di “vassallo” – aveva infatti il diritto di coltivare il feudo, di costruirvi abitazioni, di allevarvi il bestiame e di mantenervi un esercito in modo da potersi sostentare a vita. In cambio, il sovrano pretendeva che, in caso di guerra, l’esercito, le armi, i cavalli e tutto l’apparato bellico mantenuto dal feudatario venisse messo a suo servizio.

INVESTITURA DEL CAVALIERE
Investitura di un cavaliere, simbolo dell’epoca feudale. I figli minori di un vassallo, che non avevano diritto di ereditarietà del feudo, potevano comunque aspirare a una vita agiata e di ricchezze mettendosi direttamente a servizio di un sovrano o di un altro vassallo.

Il primo ad applicare questa pratica fu Carlo Martello (686 – 741), nonno di Carlo Magno. L’usanza venne poi proseguita dai suoi eredi, e a poco a poco gli stessi feudatari iniziarono a donare parte del loro feudo a nobili minori per stabilire alleanze anche con loro: dai vassalli nacquero così i valvassori e poi i valvassini, ossia i proprietari di feudi più piccoli. Tutti e tre venivano definiti in maniera generica “feudatari”.

In base al tipo di feudo ereditato, i vassalli presero il nome di conti (possedevano le contee, ossia feudi in zone centrali del regno) e marchesi (possedevano le marche, ossia feudi sulle zone costiere).

Inizialmente, venne stabilito che il feudo tornasse al sovrano alla morte del vassallo, così come i feudi dei valvassini tornavano ai valvassori, e quelli dei valvassori ai vassalli.

Tuttavia, dopo alcuni anni la nobiltà iniziò a fare sempre più pressioni ai sovrani perché il feudo diventasse ereditario: possedere un feudo significava disporre di grandissimo benessere, in quanto i nobili riscuotevano al loro interno anche le tasse che provenivano dai propri contadini, coniavano moneta, vi amministravano la giustizia disponendo del diritto di vita e di morte (diritto di banno), e quindi era importante che il feudo non venisse perduto ma rimanesse nelle mani della famiglia del vassallo continuando a dare prosperità.

Col termine “feudo” si cominciò presto a intendere sia l’appezzamento di terreno in sé che i privilegi legati a questa concessione (beneficio). Il feudatario cominciò a diventare un vero e proprio “signore” attraverso la costruzione di ville e castelli (incastellamento) attorno ai quali venivano costruite cinte murarie andando così a formare una vera e propria corte (o “curtis”). Dentro la corte il signore disponeva di contadini, fabbri e artigiani che lavoravano per lui in cambio di protezione e mantenimento. Se la produzione era in eccesso rispetto al fabbisogno degli abitanti del feudo, le eccedenze venivano vendute, andando ad arricchire il signore. Il tipo di economia vigente all’interno del feudo veniva chiamata “economia curtense”.

LAVORO NELLA CURTIS
Lavoro nella curtis

Le costruzioni riservate al signore e alla sua famiglia costituivano la pars domìnica, mentre quelle riservate ai suoi servitori  costituivano la pars massariccia.

I contadini e gli allevatori lavoravano dunque le terre del vassallo, gli donavano parte del raccolto e lavoravano a volte per lui senza un tornaconto se venivano richieste prestazioni straordinarie (corvées).

Per opporsi alle insistenze della nobiltà tedesca, Ottone I di Sassonia aveva, nel X secolo, introdotto i vescovi-conti, ossia aveva eletto come suoi vassalli dei religiosi che, in quanto privi di figli, non avrebbero potuto avanzare pretese sull’ereditarietà del feudo come invece stava iniziando ad accadere in ogni parte d’Europa dove si stava estendendo la pratica del “vassallaggio” nata tra i Franchi.

Il primo sovrano che concesse l’ereditarietà del feudo di padre in figlio per tutti i feudatari fu Corrado II della dinastia di Franconia o Salica, re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero.

Corrado II detto “Il Salico” ((Konrad der Salier, oppure in tedesco: der Ältere o il vecchio) successe a Enrico II “Il Santo” della dinastia di Sassonia nel 1027, dopo che quest’ultimo era morto senza eredi. Nel 1037 dovette fare alcune concessioni alle richieste della piccola signoria fondiaria italiana (facente parte del Sacro Romano Impero) per ragioni politiche, e a emanare, il 28 maggio di quell’anno, un editto che prese nome “Constitutio de Beneficiis Feudi” o semplicemente “Constitutio de Feudis”.

CORRADO II DI FRANCONIA
Corrado II il Salico e i suoi parenti.

L’editto, firmato a Cremona, stabiliva l’ereditarietà del feudo anche per i feudi minori, ed era l’evoluzione del capitolare di Quierzy emanato dall’imperatore franco Carlo II il Calvo (nipote di Carlo Magno) il 14 giugno 877. Il capitolare stabiliva che, alla morte del vassallo in guerra, il feudo non tornasse direttamente al sovrano ma venisse gestito temporaneamente dal suo primo figlio maschio in attesa della fine del conflitto. Dopodiché, il sovrano avrebbe potuto concederlo – se voleva – permanentemente all’erede del suo vassallo, che, se minorenne, sarebbe stato assistito da un vescovo o da un “ministeriale” fino alla maggiore età.

Il capitolare di Querzy fu quindi un primo passo verso il feudo ereditario, ma aveva valenza solo per i feudi maggiori. L’editto di Corrado II, conosciuto anche come “Edictum de beneficiis regni Italici”, estendeva l’ereditarietà anche ai feudi dei valvassini.

Questo editto fu emanato quando Corrado II dovette recarsi in Italia per muovere guerra contro l’arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano, che esercitava un potere crescente sui feudatari minori della Lombardia. Nonostante la fedeltà che Ariberto aveva sempre dimostrato verso l’imperatore, Corrado si trovò costretto a scendere dalla parte dei feudatari per non perdere autorità, e per la stessa ragione, dovette emanare l’editto mentre era impegnato nell’assedio di Milano.

Quando il feudo divenne ereditario, fu allora che si rafforzò quello che viene chiamato “sistema feudale” o “società feudale”.

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CARLO MARTELLO

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